mercoledì 11 dicembre 2013

Vini Ville e Sapori: La scoperta del Gusto nella Terra dei Buoni


Porta d'ingresso Villa Camplieto, Ercolano, Na

Ci ho messo un po’ di giorni a scrivere questo post; molti lo aspettavano, qualcuno me lo ha chiesto, altri sono rimasti un po’ delusi per essere venuti qui a cercarlo molte volte e non averlo trovato.
Ma la fatica di mettere delle idee in ordine e buttarle giù è stata davvero tanta, perché ho avuto una mente e un cuore affollati di immagini, emozioni, incontri, sensazioni, odori e sapori tutti entrati in me nell’arco di una serata. E l’indomani poi la prima sensazione che ho avuto al risveglio è stata un’incredulità infantile mista a una meravigliosa esterefazione per il senso del bello che ho avuto la possibilità di vivere.
Tutto questo durante Vini Ville e Sapori, a Villa Campolieto, fra affreschi e architetture vanvitelliane, una kermesse  per condurre il visitatore alla scoperta di antiche dimore storiche attraverso un’enogastronomia di qualità.
Villa Campolieto è una dimora storica che si trova a Ercolano entro il tratto del Miglio d’oro, che corre lungo la Tirrenia Inferiore identificata un tempo come la Strada Regia della Calabrie. Il Miglio d’oro corrisponde esattamente a un miglio, l’unità di misura della Provincia di Napoli, prima dell’unificazione; un percorso che  vanta una ricchezza di ville nobiliari costruite a partire dal ‘700. Carlo di Borbone, visitando la villa del duca di Elboeuf, rimanendo  affascinato dalla bellezza del paesaggio vesuviano e dalla dolcezza del suo clima, commissionò la costruzione della Reggia di Portici.
Dopo di lui molti nobili seguirono il suo esempio  e decisero di trasferirsi lungo quel tratto facendosi costruire da importanti architetti ville sontuose con giardini e fontane.
Ma gli eredi degli aristocratici borbonici non furono in grado di garantirne la conservazione per cui il Parlamento italiano, nel 1971 istituì l’Ente per le Ville Vesuviane per provvedere alla conservazione, il restauro e la valorizzazione del patrimonio artistico delle ville.
Grazie al supporto di questa Fondazione  è da otto anni che Vini Ville e Sapori  è ormai l’evento più atteso.
Trenta cantine con oltre 100 etichette, accompagnati da un ventaglio di prodotti a tutela regionale, per delinearsi in un festival dei territori e delle tradizioni ma quelle buone e sane, con l’intento di rispondere e contrapporsi, quest’anno, alla violenta campagna mediatica che ha inevitabilmente dilaniato la nostra meravigliosa regione.
La Terra dei Buoni che si contrappone alla Terra dei Fuochi
La situazione di cui  parla la cronaca degli ultimi tempi è drammatica, ma è limitata a una piccola porzione di un vastissimo territorio, che produce delle eccellenze continuamente monitorate e salvaguardate.
Antonio Lucisano, direttore del consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana dop, chiede delle azioni immediate, visto che i danni riguardanti il settore si aggirano intorno ai 20 milioni di euro.
In un incontro che ho avuto con lui, prima di questo evento, ricordo la sua veemenza, durante un’intervista a cui ho assistito, a sottolineare che le bufale vivono all’interno di recinti chiusi, con nessuna possibilità di contaminazioni con nessun tipo di rifiuti. E in un caseificio mediamente in un anno entrano 200 volte per effettuare tutti i tipi di controlli.
Ed io che in un caseificio ci lavoro, vedo questi controlli e vedo che le bufale non pascolano.
Ma torniamo a Villa Campolieto e alla mia presenza in quell’incantevole cornice.
Anzi carissimi, lascio il posto alle immagini, che talvolta sono molto più eloquenti persino di un minuzioso trattato.

Sala di Minerva e Mercurio, Villa Campolieto, Ercolano
Aperitivo e primi assaggi



Nella Cappella Gentilizia i laboratori


Laboratorio delle Bollicine campane 

 e laboratorio delle Birre artigianali
a cura dell'AIS delegazione comuni vesuviani rappresentata da Pasquale Brillante



Laboratorio dei pecorini campani a cura dell'Onaf di Caserta e di Napoli
condotto dal maestro Mario Sanza


Laboratorio del latte nobile dell' Appennino Campano
a cura dello Slow Food condotta del Vesuvio


Laboratorio dell'olio  a cura della Coldiretti
condotto da Maria Luisa Ambrosino capo panel CCIA di Napoli


Forum La Terra dei Buoni 
La salvaguardia dei territori agricoli campani per una filiera produttiva di qualità
Con Antonio Lucisano, Alfonso Carbonelli, Massimo Di Porzio,Felice Biasco


Le Sale del Gusto


Onaf

Patata ricciona ripiena di Provolone del Monaco con musetto di vitello e polpo
dello chef Agostino Petrosino del ristorante La Casa degli Angeli


La mela annurca igp

Pasquale Di Matteo dell' Associazione Matese e dintorni

Il miele

E per finire nella sala dell'Incannucciata 





con i miei amati lievitati e la mia amata ricotta di bufala

 Pane di segale integrale al sesamo bianco con ricotta e marmellata di arance al cardamomo

Focaccia di farina di grano duro integrale con mousse di ricotta al pecorino e olive nere

Pane integrale di farro alle noci con ricotta e pere caramellate al miele cannella e pepe

Crakers al rosmarino con ricotta e crema di castagne e zucca


Tutti gli impasti, ovviamente con lievito madre

giovedì 5 dicembre 2013

...è scoccata L'ORA DEL paTE'



41 patè, 33 pani, 3 chutney, 8 burri, tutto racchiuso in un libro, L'ORA DEL paTE' , il primo di una collana, da un’idea di Alessandra Gennaro, con il contributo della community dell’MTChallange, dell’intera community. E sì diciamocelo pure che lo sentiamo nostro, di ognuno; anche se non c’è la mia firma sotto quelle ricette, sento di far parte di questo libro, sento di far parte di questa grande famiglia, che ogni mese mi da lo stimolo a elaborare delle ricette in cui metto il meglio di me stessa.


Con questo libro, la community dell'MTChallenge sostiene il progetto “cuore di bimbi”,
della Fondazione“aiutare i bambini”. Nata nel 2000, per iniziativa dell'ingegner Goffredo Modena, la fondazione si propone di  dare un aiuto ai bambini poveri, ammalati, senza istruzione, che hanno subito violenze fisiche o morali e garantire loro l'opportunità e la speranza di una vita degna di una persona, nel mondo e in Italia. Sono 71 i Paesi del Mondo in cui  la Fondazione interviene, realizzando progetti mirati, concreti, nati per rispondere a emergenze reali e portati avanti con abnegazione, serietà e competenza. Fra questi, appunto, c'è “cuore di bimbi”, attivo dal 2005 in 10 Paesi, che ha permesso ad oggi di salvare la vita a 857 bambini altrimenti condannati da gravi cardiopatie congenite, con esiti spesso letali.
La Fondazione opera nella più assoluta trasparenza, nella convinzione che sia doveroso certificare  ogni voce con la massima chiarezza, in un dialogo continuo che unisce chi è desideroso di fare del bene con chi ha la possibilità di farlo in modo concreto, rispettoso e consapevole di muovere nella stessa direzione: quella dell'aiuto alle tante vittime di questo mondo, rese ancora più indifese dall'essere bambini.
Da oggi, anche noi remiamo con Goffredo, con Sara e con gli oltre mille volontari sparsi sul territorio italiano - e lo facciamo con questo libro che è il primo tassello di quella che ci auguriamo possa essere una collaborazione duratura e proficua.


Tutte le copie de L' ORA DEL paTE' contribuiscono alla campagna “cuore di bimbi”, in base ad un progetto che è nato contemporaneamente al libro e si è sviluppato in parallelo: potete trovarle in tutte le librerie d'Italia, su Amazon e su Ibs, sul sito della casa editrice e sul sito della onlus


Informazioni sul libro
titolo: L'ORA DEL paTE'
pagine: 144
costo: 18,00 euro
casa editrice :Sagep- Genova
illustrazioni di Roberta Sapino (Le Chat Egoiste- lechategoiste.blogspot.it)
fotografie di Sabrina de Polo

domenica 24 novembre 2013

Pane di farro semintegrale alle caldarroste con lievito madre



Se qualcuno mi chiedesse quale sia il ricordo a me più caro legato alla castagna, risponderei subito: le caldarroste della nonna.
Nessuna preparazione elaborata, nessuna ricetta da seguire, eppure le caldarroste come le preparava lei non le ho mangiate mai più!
Sapevano di buono, erano confortanti, ritrovavo quel calore che fredde e umide giornate invernali mi portavano via.
La nonna aveva uno di quei camini antichi, molto alto, con due massi di pietra ai lati per sedersi; io ci entravo tutta intera, spinta dalla curiosità di scoprire  cosa borbottava o sfrigolasse li dentro. Ma in breve la curiosità si trasformava in timore perché alzando lo sguardo scorgevo un tetro e misterioso “cielo” sopra di me, da dove potevano calarsi misteriose creature che mai avrei voluto incontrare.
E allora retrocedevo e mi avviavo verso la nonna che era seduta sempre vicino al camino, su una sedia di paglia, per tuffarmi in quelle braccia accoglienti e robuste che subito mi si avvinghiavano intorno e mi facevano sentire protetta e sicura. In altri momenti, quando venivo sedotta da Morfeo ( che lei chiamava Paolillo, e non ho mai capito la ragione), tra le sicure braccia, appoggiavo il viso su quei grossi seni, come su un morbido cuscino che profumava di lavanda, l’annusavo e sprofondavo in un dolce e lungo sonno.
Ritornando alle caldarroste, al grande camino e alla nonna,  lei, come tutte le nonne, era dotata di particolari poteri, che trasformavano qualsiasi cibo in pietanze prelibate e succulente; le cose preparate da lei avevano un sapore in cui mi ci ritrovavo, rispecchiava i miei gusti e i miei desideri di appagamento. Quando entravo mi precipitavo per guardare cosa ci fosse ed era una gran festa per le mie papille gustative!!! Lei era solita prepararle prima le cose; la frittata con le patate, le frittelle ai fiori di zucca o con i cavolfiori, i friarielli, i fagioli e la zuppa di castagne con alloro e pepe cotti entrambi sotto il grosso camino, gli spaghetti da riscaldare poi nel tegame di rame per fare la crosticina dorata; ma le caldarroste lei le preparava solo al momento di servirle.


Il pane poi era un vero e proprio rito; la preparazione del criscito  la sera, l’impasto e la formatura la mattina presto e la cottura nella tarda mattinata, nell’antico forno di pietra,  in cui ci andavano anche pane di mais, pizze, patate, peperoni, migliaccio a carnevale e pastiere dolci e salate a Pasqua. Nonostante tutto questo ben di Dio, l’odore che aveva il sopravvento era sempre quello del pane; si diffondeva nell’immenso cortile, si intrufolava nelle camere al piano di sopra, serpeggiava nel silenzioso e mesto vicolo. Nel frattempo che prendevano forma queste alchimie, nonna provvedeva a sistemare il Lievito Madre in un angolo della  madia, dopo averla raschiata per bene, sistemava il grosso setaccio al riparo dell’umido e della polvere e tirava fuori i migliori canovacci di tela grezza ricamati da lei a punto croce, per avvolgerci il pane da regalare.
Nonna ha deciso di andare via quando già ero adulta e presa dagli affanni e dagli impegni tipici di una giovane mamma, non mi ero resa conto quanto mi fosse costata la separazione da lei.
Con il passare degli anni sono iniziati ad affiorare dolci e nostalgici ricordi, rendendomi conto quanto la sua vita animasse il mio presente, quanto i suoi valori hanno contribuito a formare i miei, quanto i suoi insegnamenti si sono impressi nella mia vita, formando la mia personalità,
Se lei non avesse panificato con il Lievito Madre, io non l’avrei fatto; se lei non avesse baciato il pane quando lo raccoglieva da terra, io non avrei avuto la stessa riverenza per questo;  se lei non avesse benedetto il pane dopo averlo infornato, io non avrei avuto consapevolezza della sua sacralità.


Pane di farro semintegrale alle caldarroste con lievito madre

Dalla dispensa ...

500 g di farina di farro tipo 0

250 g di farina di farro integrale
250 g di lievito madre di farro
480 ml di acqua
300 g di castagne
1 cucchiaino di sale integrale
1/2 cucchiaino di pepe rosa
2 foglie di alloro
1 cucchiaino di miele di castagno
1 cucchiaio di olio evo


... alla madia 
Vi chiederete magari di quel lievito madre di farro. Niente paura, dal frumento al farro il passo è breve, visto che di stessa famiglia si tratta; l'importante è possedere un bel lievito madre in salute e maturo e rinfrescarlo per un paio di volte con la farina di farro.
Partiamo da 40 g di lievito madre di frumento e rinfreschiamo con 40 g farina di farro e 20 g di acqua.
Otterremo 100 g di  lievito madre; rinfreschiamo di nuovo come prima, aggiungendo però 100 g di farina di farro e 50 g di acqua e avremo così i nostri 250 g di lievito madre utili per cominciare con la ricetta.
Mettere in una ciotola le due farine e fare una fontana al centro; aggiungere il lievito madre sciolto precedentemente con le fruste elettriche con 150 ml di acqua tolta dal totale e il miele, aggiungere poi il resto dell'acqua, le foglie di alloro tritate finemente, il pepe rosa sminuzzato tra le dita, il cucchiaio di olio e infine il sale, facendo attenzione a metterlo sui bordi, solo sulla farina.
Impastare cominciando dal centro, magari con una forchetta, incorporando la farina un po' alla volta, poi quando si rassoda iniziare a impastare con le mani trasferendo la massa su un piano da lavoro;  continuare a impastare per breve fino a quando diventa omogeneo.
A questo punto trasferirlo su un piano da lavoro, e iniziarlo a impastare con la tecnica dello Slap and Folding, tradotto letteralmente schiaffo e piega. Consiste nel battere l'impasto sul ripiano e piegarlo, ripetendo più volte anche fino a 10 minuti e comunque fino a che non risulti elastico e liscio.
Lasciarlo puntare per 40 minuti, coprendolo con una grande ciotola, perché non asciughi.
Nel frattempo preparare le caldarroste. Dopo averle messe a bagno in acqua per 10 minuti, scolarle e incidere solo la buccia esterna con un taglio di un paio di cm. Trasferirle nella padella con i buchi e arrostirle per 15 minuti sui carboni. In alternativa è possibile arrostirle sulla fiamma del fornello per 7/8 minuti scuotendo la padella ogni 30 secondi e continuare poi nel forno preriscaldato a 230°, possibilmente con modalità grill, per altri 15 minuti.
Sbucciarle ancora calde, tritarle grossolanamente e aspettare che raffreddino, poi tritarle più finemente.
A questo punto, ritornando all'impasto del pane, appiattirlo dandogli una forma rettangolare, distribuirci sopra le caldarroste tritate e procedere alle pieghe: piegare, sovrapponendoli, prima i due lati più lunghi, poi ripetere la stessa operazione con gli altri due lati. Capovolgere la massa di pasta e sistemarla in una ciotola di ceramica o di vetro dove è stato messo prima un telo da cucina e poi un foglio di carta da forno: fare attenzione che le pieghe vadano sotto. Coprire con i lembi del telo e poi sigillare la ciotola con pellicola da cucina. Sistemare in frigo e lasciar lievitare per 20 ore.
Trascorso questo tempo, togliere la ciotola dal frigo e far lievitare ancora: con temperature esterne fredde, occorrono dalle quattro alle sei ore, mentre d'estate dalle due alle tre ore.
Comunque fare la prova dito: con il polpastrello premere l'impasto, se viene su lentamente è pronto per essere infornato.
Accendere il forno e portarlo a 230°, mettere una teglia con acqua sul fondo e quando la spia del calore si spegne, infornare. Tenendo un lembo del telo in mano, tenderlo e contemporaneamente sfilarlo dalla ciotola e appoggiarlo su un lato della placca da forno, poi ripetere la stessa operazione con la carta da forno. Con una mano tendere questa, spostando il pane al centro della placca e con l'altra sfilare il telo.
Incidere il pane con un taglio a croce, leggero e deciso e infornare.Lasciar cuocere 15 minuti, poi abbassare a 200° e togliere la teglia e lasciar cuocere altri 30 minuti. Trascorso questo tempo fare la prova cottura: colpire con la mano chiusa a pugno il fondo del pane: se "suona" di vuoto, è cotto.
Spegnere, appoggiarlo verticalmente a una parete del forno, lasciar leggermente aperto il forno e farlo riposare così per altri 15 minuti.
Tolto dal forno, far raffreddare avvolto in un telo.


E per chi non possedesse il lievito madre?
Ecco la versione con lievito di birra. Resta tutto invariato, cambiano solo  le dosi delle farine e dell'acqua e i tempi di lievitazione fuori il frigo
Allora faremo così utilizzando
600 g di farina di farro tipo 0
330 g di farina di farro integrale
550 ml di acqua
un panetto di lievito di birra
Il procedimento e la lievitazione in frigo uguale al precedente, poi la lievitazione fuori il frigo è più veloce: d' inverno occorrono dalle due alle tre ore, d'estate una o due ore.
Anche la cottura seguiremo il procedimento del pane a lievitazione naturale.





In giro avevo letto di questa Signorina Pici e Castagne, diventata poi signora, ma sinceramente non avevo ancora avuto il piacere conoscerla. Poi mi ci voleva questo MTC di novembre per fare questo passo. Ed è stato un mondo meraviglioso quando sono approdata al suo blog; mi sembra di aver respirato quell'aria di Toscana che già avevo conosciuto dai miei viaggi negli anni scorsi. Il tema della sfida mi aveva lasciata un po' perplessa, ma poi rinfrescando il mio Lievito Madre, ho pensato di omaggiare la signorina/signora con un pane, che penso, come tutte le toscane, gradisca.
E allora, con questa ricetta, emozionata e felice, partecipo all'MTC di novembre


venerdì 8 novembre 2013

Feijoa Jam


Keating -Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare. Ecco, quando leggete, non considerate soltanto l'autore. Considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto. Thoreau dice "molti uomini hanno vita di quieta disperazione", non vi rassegnate a questo. Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi attorno... Osate cambiare, cercate nuove strade. Allora, in aggiunta agli esercizi, vorrei che componeste una poesia. Tutta vostra, lavoro originale. Si, una poesia. E dovrete leggerla ad alta voce di fronte alla classe. Martedì. Bonne chance.


Avrete notato che ognuno di voi si muove con la sua particolare andatura. Per esempio Pitts, se la prende comoda, tanto prima o poi arriverà. Invece Cameron sta pensando "Andrà bene? Forse si, ma certo. O forse no, chi lo sa?" E il nostro Overstreet è mosso da profonda passione... Lo sappiamo tutti, non è vero? Ma non li ho fatti marciare per deriderli, li ho fatti marciare per illustrare la questione del conformismo, la difficoltà di mantenere le proprie convinzioni di fronte agli altri. Alcuni di voi hanno l'aria di pensare: "Ah, io avrei marciato diversamente!". Allora chiedetevi: perché battevate le mani? Ci teniamo tutti ad essere accettati, ma dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri, anche se ad altri sembrano strani e impopolari, anche se il gregge può dire "Non è beeeeene". Come ha detto Frost, "due strade trovai nel bosco e io, io scelsi quella meno battuta. Ed è per questo che sono diverso." Voglio che troviate la vostra camminata adesso, il vostro modo di correre e passeggiare, in ogni direzione, comunque vogliate, che sia fiero o che sia sciocco, sta a voi. Giovanotti, il cortile è vostro. Non dovete dare spettacolo, lo fate per voi stessi. Beh, Dalton, non partecipa?

Charlie: Esercito il diritto di non camminare.

Keating: Grazie mille Dalton. Ha afferrato l'idea al volo. Andate pure controcorrente.
Neil: E tu, che hai intenzione di fare? Charlie?

Charlie: Ti ripeto, Neil, che mi chiamo Nuwanda.
Nolan: Mi sono giunte voci, John, di alcuni metodi non ortodossi di insegnamento nella sua classe, non voglio dire che abbiano qualcosa a che fare con Dalton e la sua bravata, ma non credo di doverle rammentare che a quell'età i ragazzi sono molto impressionabili.

Keating: Beh, la sua ramanzina penso che li abbia impressionati.

Nolan: Che stava succedendo in cortile l'altro giorno?

Keating: In cortile?

Nolan: Si, li ho visti marciare, battere le mani...

Keating: Oh, già... Stavo cercando di provare una cosa: i rischi del conformismo.

Nolan: Beh John, lei sa che qui esiste già un programma e funziona. Se lei lo mette in discussione, gli studenti faranno altrettanto.

Keating: Ho sempre creduto di dovergli insegnare a ragionare da soli...

da L'Attimo Fuggente, 1989


Ingredienti
1 kg di frutti di feijoa
500 g di zucchero di canna
la buccia di 1 limone
2 mele annurche
5 grani di pepe nero


Preparazione

Lavare la frutta e senza sbucciarla tagliarla a dadini di 1 cm. Trasferirla in una pentola e aggiungere lo zucchero di canna. Lavare il limone e tagliare la buccia sottilmente evitando la parte bianca e aggiungere anche questa al composto di frutta e zucchero; aggiungere infine i grani di pepe nero. Amalgamare bene e procedere con la cottura calcolando 40 minuti dall'inizio del bollore, a fiamma dolce. Trascorso questo tempo, passare al passaverdure, poi trasferire, ancora caldo, in vasi di vetro precedentemente puliti, tappare e passare in un'altra pentola piena di acqua riscaldata leggermente in precedenza.. Sterilizzare per 30 minuti. Spegnere e lasciar raffreddare senza togliere dall'acqua.



-Note personali

-la frutta non va mai sbucciata, perché nella buccia è contenuta maggior pectina, un'addensante naturale.
-Per lo stesso motivo ho aggiunto 2 mele, perché ricche di pectina.
-Invasare ancora caldo, tappare e far raffreddare capovolto può bastare per conservare le marmellate. Ma per una sicurezza maggiore preferisco sempre sterilizzare con la bollitura.
-Il passaggio in acqua precedentemente riscaldata evita lo shock termico che rischierebbe di far rompere i vasi di vetro caldi a contatto con l'acqua fredda.



Con questa ricetta, che mi ha fatto guardare da un'altra prospettiva,facendomi uscire dal conformismo, partecipo al contest di Vaty



sabato 2 novembre 2013

Polpettine di miglio



Per rimettersi in pace con se stessi non c’è nulla di meglio che intraprendere un viaggio che ci riporti all’essenziale.
Alla terra
All’hummus
Alle origini
E allora scegli, scarti quello che ti intralcia, come in una giungla sposti tutti quei rami, quelle giganti foglie, per aprirti la strada e procedere.
Non vedi la meta, ma ti apri la strada.
Una malattia, un sopruso, un dolore, una delusione ti fanno fermare, ti fanno gemere e ti fanno fare i conti con te stesso; ma devi procedere, non puoi fermarti, hai la responsabilità dell’equilibrio e della sicurezza di altri che dipendono da te.
E anche di chi non dipende da te.
Raccogli le tue forze, alzati, procedi in pace, con la consapevolezza che la strada è irta e piena di insidie, ma altri l’hanno battuta prima di te.



Ingredienti per 16 polpettine
100 g di miglio decorticato Ecor
2 uova bio, cat A
1 cucchiaio di parmigiano
1 cucchiaio di pecorino
60 g di mozzarella di bufala
Prezzemolo
Aglio
Pepe nero
Sale marino integrale
2 cucchiai di semi di sesamo Ecor
3 cucchiai di lievito alimentare in scaglie
3 cucchiai di mandorle



Preparazione
Cuocere il miglio per 15 minuti in 250 ml di acqua. Spegnere e lasciar intiepidire senza scolare l’eventuale liquido residuo.
Battere le uova con il parmigiano e il pecorino grattugiati, il prezzemolo tritato, il sale e il pepe.
Tostare le mandorle in forno a 150° per 15 minuti, lasciar raffreddare e frullare in un mixer insieme al lievito in scaglie; trasferire in un piatto largo, aggiungere i semi di sesamo, amalgamare i composti.
Ridurre la mozzarella a dadini piccoli e mettere da parte.
Aggiungere il battuto di uova al miglio ormai intiepidito, impastare e  procedere a formare le polpette. Prelevare un po’ di impasto, fare un incavo, posizionare qualche dadino di mozzarella, chiudere, rotolare tra le mani e rotolare poi nel mix di mandorle, sesamo e lievito.
Trasferire in una teglia ricoperta con carta da forno e cuocere a 180° per 15/20 minuti e comunque fino a doratura delle polpettine.



lunedì 28 ottobre 2013

American Breakfast: Eggs Benedict con kaki smoothie, scones ai frutti rossi e na' tazzulella e' cafè


Questo American Breakfast di Roberta per l’MTC di ottobre  mi ha regalato  una gioia indescrivibile, perché mi ha dato per la prima volta in vita mia la possibilità di avventurarmi in questo tipo di abbinamenti mai osato prima.
Tre elementi da presentare:
-uovo su pane con una salsa: ok, chiaro, idee decise sin da subito.
-elemento dolce
-elemento da bere
Su questi due ultimi punti ci sono stati un po’ di “cazzotti” nella mia testa.
Come elemento dolce faccio un banana bread o i cookies  o dei pancake grondanti di sciroppo d’acero o degli scones all’uvetta o addirittura i donuts?
Ma carboidrati e grassi e zuccheri da aggiungere a tutti quelli già presenti nella prima preparazione?
No questo è troppo, è contro la mia impostazione di piatto equilibrato dal punto di vista nutrizionale.
E poi voglio fare lo smoothie! Oddio, ma questo è da bere, è l’ultimo punto!
Evvabè, mi son detta, Anto calmati, un bel respiro, anzi un esercizio di yoga e vedrai che le cose si aggiusteranno. E allora cambio un po’ le carte in tavola e il mio smoothie diventa l’elemento dolce e ovviamente l’elemento da bere a questo punto è il mio amato e inseparabile caffè che non può mai mancare nella mia colazione, a conclusione del mio pranzo e quando arriva quel languorino il pomeriggio che mi farebbe volentieri aprire il frigo, ma poi mi fa dirigere verso la dispensa facendomi immaginare già quel borbottio che emana la moka e quel profumino che si diffonde in tutta la casa.
E ora vi spiego perché lo smoothie è rimasto senza scendere a compromessi. Perché anche io, come Roberta faccio lo yogurt in casa, da sempre ( ogni tanto mi rendo conto che non gli ho mai dedicato un post) e lo yogurt è la base delle colazioni in casa Golosa: una tazza, lo yogurt velato di miele o marmellata o yogurt frullato con frutta e poi biscotti o cereali o un dolce “della casa” e per concludere, ovviamente, un caffè.
Gli english muffin di Roberta mi hanno subito ricordato gli scones; gli ingredienti e le proporzioni erano molto simili, l’unica differenza è il metodo di cottura, che avviene in forno. Allora mi sono attivata per cercare la ricetta che per la prima volta presi da Famiglia Cristiana, una rivista presente in famiglia da sempre e che mi ha fatto muovere i primi passi in cucina con la rubrica curata da Terry e Tony Sarcina, della scuola Altopalato. Sono corsa in soffitta e l’ho trovata: la n 48 del 1986! Accipicchia quanti anni son passati, non ci posso credere, ho ricordato nitidamente la foto e la ricetta, come fosse stato ieri, ma ero poco più di una bambina. Vabbè bando alle chiacchiere e ai ricordi e vai per gli scones, come omaggio a chi mi ha permesso di amare la cucina come parte integrante e fondamentale della mia vita.
Ma facendo gli scones come base per l’uovo alla Benedict  ho pensato di aggiungere a metà dell’impasto una manciatina di frutti rossi essiccati, per avere degli scones dolci e affiancarli così al pasto ormai già definito ed equilibrato; tanto, mi son detta, sotto l’uovo alla Benedict in effetti ci va solo mezzo scones!
Per l’uovo alla Benedict ho seguito alla lettera il procedimento di Roberta, che mi è riuscito al primo colpo, nonostante fossi rimasta attratta dal procedimento infallibile della mia amica Spery, aiutata dal marito Maurizio.
Questo  American Breakfast è stato un vero successo, una gratificazione per tutti i sensi, un matrimonio equilibrato tra i vari elementi, con tutte quelle spezie e aromi appena percettibili ma che sono stati un vero conforto per il palato e per l’anima.

American Breakfast


Scones
250 g di farina
80 g di burro
70  g di zucchero
1 uovo
150 ml di panna fresca
½ cucchiaino di lievito in polvere
Un pizzico di noce moscata
Per spennellare
1 tuorlo
1 cucchiaio di latte


Setacciare la farina e il lievito, aggiungere lo zucchero e la noce moscata e formare la fontana. Al centro mettere il burro ammorbidito a temperatura ambiente e l’uovo battuto insieme alla panna. Lavorare l’impasto fino a renderlo liscio e omogeneo. Se fosse necessario aggiungere altra farina mentre si impasta. Stendere l’impasto di 2 cm di spessore e con un ring di 7 cm di diametro ottenere dei dischi. Adagiarli su una teglia ricoperta di carta da forno e spennellarli con il tuorlo battuto insieme al latte.
Cuocere in forno preriscaldato a 200° per 12 minuti , finché diventano gonfi e dorati.
Per la versione dolce
30 g di frutti rossi essiccati, da aggiungere in metà impasto e procedere come la versione di base




Eggs Benedict
4 uova

In una casseruola da 24 cm di diametro, versare circa 5 cm di acqua e scaldarla a fuoco medio fino alla comparsa delle bollicine sul fondo e sui bordi della pentola.
Rompere le uova in una ciotolina.
Versare delicatamente le uova sulla superficie dell'acqua, lasciando che vadano dolcemente a fondo. Far cuocere  per 3 o 4 minuti, usando una spatola di gomma per staccare delicatamente le uova dal fondo della pentola, se fosse necessario.
Con un mestolo forato togliete le uova dall'acqua, una alla volta, scolandole molto bene e se fosse necessario tamponare il fondo del mestolo con un pezzo di carta da cucina per assorbire tutta l'acqua in eccesso.



Crema all’edammer
4 tuorli
Sale
80 g di burro
150 ml di chardonnay
50 g di edammer grattugiato
Pepe rosa
In una pentola battere i tuorli con il sale; immergere la pentola in un bagnomaria con la fiamma bassa e continuando a girare aggiungere il burro morbido. Lavorare energicamente e aggiungere lentamente, a filo, il vino; continuare a mescolare fino a quando la crema si addenserà.
Togliere dal bagnomaria e aggiungere il formaggio grattugiato; amalgamare bene fino ad avere una salsa liscia e vellutata. Completare con qualche grano di pepe .
Componiamo l’Eggs Benedict
4 fette di salmone affumicato
Da passare sulla piastra ben calda appena 10 secondi per lato e adagiare su mezzo scones tostato leggermente. Adagiare sopra l’uovo cotto e scolato e completare infine con un po’ di salsa. Spolverare eventualmente con altro pepe rosa.


Kaki Smoothie
500 gr di yogurt
2 kaki
1 pizzico di cannella
Buccia di 1 limone grattugiato
2 cucchiai di miele di acacia


Sciacquare con delicatezza i kaki e sbucciarli tenendoli appoggiati in un piatto per recuperare tutta la polpa.
Trasferirli in un frullatore e aggiungere il resto degli ingredienti. Azionarlo prima a intermittenza e poi alla massima velocita fino ad ottenere un composto omogeneo.
Dividerlo in 4 bicchieri e decorarlo eventualmente con altra cannella o scorza di limone




Per completare
Uno scones ai frutti rossi e
Na’ tazzulella e’ cafè bollente e amaro come piace a me; poi se mi trovo a passare per la Grande Mela uno di questi giorni lo bevo lungo e dolce come è uso da quelle parti. Ma lì se trovo poi una moka o,ancora meglio, una cuccumella per me sarà gioia piena!




Con questa ricetta partecipo felice e appagata all'MTC di ottobre

Benedict's Egg
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